Frammentazione delle Responsabilità e “Sicurezza di Carta”: Quando la Forma Prevale sulla Sostanza
Introduzione
Nel terzo articolo della nostra serie dedicata alle sfide ancora aperte in materia di sicurezza sul lavoro, approfondiamo due problematiche interconnesse evidenziate da numerosi studi di settore: la frammentazione delle responsabilità nei contesti produttivi complessi e il fenomeno della cosiddetta “sicurezza di carta”. Questi aspetti, meno visibili ma profondamente incidenti, possono vanificare gli sforzi per garantire ambienti di lavoro realmente sicuri.
La frammentazione delle responsabilità nelle filiere produttive
Il panorama industriale contemporaneo è caratterizzato da una crescente complessità organizzativa, con filiere produttive che coinvolgono numerosi attori interconnessi. Questa frammentazione, secondo l’Ing. Delaini, crea vulnerabilità significative nel sistema di gestione della sicurezza.
Il caso delle piccole imprese che collaborano
Particolarmente critica è la situazione in cui più piccole imprese collaborano sulla stessa linea produttiva o nello stesso cantiere. “In questi contesti”, spiega un rapporto dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro, “ciascuna azienda tende a concentrarsi sul proprio perimetro di competenza, creando pericolose zone grigie in cui le responsabilità si sovrappongono o, peggio, non vengono assunte da nessuno”.
Questa frammentazione si manifesta in diverse forme:
- Mancanza di coordinamento nelle attività con rischi interferenti
- Comunicazione insufficiente tra le diverse imprese
- Difficoltà nell’identificazione delle responsabilità in caso di anomalie
- Approcci diversi alla gestione della sicurezza, con standard potenzialmente disomogenei
La cultura dello “scarico di responsabilità”
Un aspetto particolarmente problematico evidenziato nell’intervista è la tendenza, in questi contesti frammentati, a produrre documentazione eccessiva con l’obiettivo primario di “scaricare le responsabilità” su altri soggetti, piuttosto che implementare misure di sicurezza concrete e pratiche.
“Assistiamo frequentemente a situazioni in cui le aziende investono più risorse nella produzione di documenti per tutelarsi legalmente che nell’implementazione di misure di sicurezza sostanziali”, osserva un documento della Commissione consultiva permanente per la salute e sicurezza sul lavoro. “Questo approccio difensivo crea una falsa sensazione di sicurezza che può rivelarsi pericolosa”.
La sensazione di impotenza
Una conseguenza di questa frammentazione è la diffusa sensazione di impotenza che spesso pervade gli utilizzatori finali dei macchinari o i lavoratori in contesti complessi. L’Ing. Delaini sottolinea come, in molti casi, si accettino macchinari o situazioni potenzialmente pericolosi per mancanza di alternative, per insufficiente supporto tecnico o per ragioni di costo.
“Quando un’azienda si trova a dover gestire un macchinario potenzialmente pericoloso, ma non ha le risorse per sostituirlo né il potere contrattuale per far intervenire il costruttore, si crea una situazione di rassegnazione che normalizza il rischio”, spiega una ricerca condotta da Confindustria nel settore manifatturiero.
La “sicurezza di carta”: quando la burocrazia sostituisce la prevenzione
Parallela e complementare alla frammentazione delle responsabilità è la problematica della cosiddetta “sicurezza di carta”, un fenomeno che l’Ing. Delaini identifica come uno dei principali ostacoli a un miglioramento reale delle condizioni di sicurezza.
L’eccesso di obblighi burocratici
Il sistema normativo italiano in materia di sicurezza sul lavoro prevede numerosi adempimenti documentali e formativi che, pur essendo concepiti con l’intento di garantire standard elevati, rischiano spesso di trasformarsi in meri esercizi burocratici senza impatto sostanziale.
“Molte aziende, soprattutto quelle di piccole dimensioni, si trovano sommerse da obblighi formali che assorbono risorse significative senza produrre miglioramenti concreti nella sicurezza”, evidenzia un’analisi della CNA (Confederazione Nazionale dell’Artigianato e della Piccola e Media Impresa). “Questo crea un paradosso: più tempo e risorse vengono dedicati alla compilazione di documenti, meno ne rimangono per l’implementazione di misure di sicurezza concrete”.
Il caso emblematico della patente a punti
Una recente analisi pubblicata sulla rivista specializzata “Diritto della Sicurezza sul Lavoro” menziona l’introduzione della patente a punti come esempio di provvedimento che rischia di aumentare ulteriormente il carico burocratico senza garantire miglioramenti sostanziali. Secondo gli esperti del settore, questo tipo di iniziative, se non accompagnate da un ripensamento dell’approccio complessivo alla sicurezza, rischiano di rivelarsi inefficaci, analogamente ad altre misure precedenti.
“La storia della sicurezza sul lavoro in Italia è costellata di provvedimenti che, pur nascendo con intenti lodevoli, si sono tradotti in ulteriori strati di burocrazia senza incidere significativamente sui tassi di infortunio”, commenta un documento dell’Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro.
L’attenzione agli aspetti formali vs. sostanziali
Un aspetto particolarmente critico della “sicurezza di carta” è la tendenza a concentrarsi sugli aspetti formali della sicurezza (presenza di documenti, attestati, certificazioni) piuttosto che su quelli sostanziali (efficacia reale delle misure preventive, cultura della sicurezza, condizioni operative concrete).
“Durante le ispezioni, spesso viene verificata la presenza di documenti e certificazioni, ma raramente si valuta l’efficacia reale delle misure di sicurezza implementate”, osserva uno studio condotto dall’Università di Bologna. “Questo approccio incentiva le aziende a investire nella ‘conformità documentale’ piuttosto che nella sicurezza effettiva”.
Strategie per superare queste criticità
Per affrontare le problematiche legate alla frammentazione delle responsabilità e alla “sicurezza di carta”, gli esperti del settore suggeriscono diverse strategie:
- Promuovere il coordinamento efficace: incentivare modelli di collaborazione strutturata tra imprese che operano negli stessi contesti, con chiara definizione delle responsabilità condivise.
- Selezionare attentamente i partner: valutare con attenzione i fornitori e i partner sulla base del loro approccio alla sicurezza, privilegiando quelli che dimostrano un impegno sostanziale oltre la mera conformità formale.
- Condividere informazioni e best practices: creare piattaforme per la condivisione di informazioni rilevanti sulla sicurezza tra imprese che operano negli stessi settori o contesti.
- Semplificare gli obblighi burocratici: rivedere il sistema normativo per ridurre gli adempimenti puramente formali, concentrando l’attenzione sugli aspetti sostanziali della sicurezza.
- Valorizzare l’approccio basato sul rischio: promuovere un approccio alla sicurezza basato sulla valutazione concreta dei rischi specifici piuttosto che su adempimenti standardizzati.
- Ripensare i controlli: orientare le attività ispettive verso la verifica dell’efficacia reale delle misure di sicurezza implementate, oltre alla conformità documentale.
Conclusioni
La frammentazione delle responsabilità e la “sicurezza di carta” rappresentano ostacoli significativi per il miglioramento reale delle condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro. Superare queste criticità richiede un cambio di paradigma che riporti al centro l’efficacia sostanziale delle misure preventive.
Come sottolinea un documento dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, “La vera sicurezza non si trova nei documenti o nelle certificazioni, ma nella capacità di identificare e gestire efficacemente i rischi concreti che i lavoratori affrontano quotidianamente”.
Nel prossimo e ultimo articolo della nostra serie, affronteremo una problematica fondamentale che sottende a molte delle criticità fin qui analizzate: la mancanza di legalità nel lavoro e il fenomeno del lavoro nero, che rappresenta la negazione più radicale del diritto alla sicurezza.